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Dominique Viseux
Nel mito e nella saga di Re Artù appare
evidente uno sviluppo della interpretazione della vita nel suo aspetto
sacrificale - nel senso di «rendere sacro» - ispirata ad una chiave di
lettura che si propone analoga nei miti indo-europei non meno che nelle
leggende greche e scandinave, come anche nella tradizione indù, per
giungere fino a quella degli indiani d'America. Il tema
dell'iniziazione, poi, e in specie quella regale e cavalleresca,
riveste in quest'ambito una estrema importanza e rivela una coerenza
simbolica, tale da contraddire talvolta il senso letterale del
racconto. Ma nella sostanza questa serie di leggende è perfettamente
coerente a se stessa, offrendo un pensiero simbolico e mitico chiaro e
preciso. Il cavaliere ha qui lo scopo di percorrere un iter di ricerca
e di realizzazione spirituale che si oggettiva attraverso la
sottomissione e l'unione con la Dama e la visione del Graal.
L'approccio esoterico ha peraltro messo in luce alcuni aspetti del
simbolismo che sta alla base della «ricerca» in maniera frammentaria e
incompleta. L'Autrice ha invece voluto affrontare l'argomento in tutta
la sua estensione, mostrando come la trama della leggenda costituisca,
di per sé, un riepilogo del «dramma cosmogonico», o meglio una «visione
del mondo» espressa nel suo sviluppo temporale. Il mito ha dunque una
funzione di insegnamento e conduce l'eroe al sacrificio di sé,
sacrificio che si opera in vista di una reintegrazione in uno stato di
«non-dualità», affermazione fondamentale per lo svolgersi e il divenire
dell'essere.