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Praga tragica
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(incluso 4 % I.V.A.)
Sergio Tazzer
Alle 23 del 20 agosto
1968, le truppe del Patto di Varsavia (eccetto quelle della Romania)
attuavano il Piano Danubio varcando i confini e invadendo la
Cecoslovacchia, per soffocare la "primavera di Praga" ossia
l'esperimento di riforma interna al regime comunista, guidato da
Alexander Dubček. I cecoslovacchi scesero in piazza, a Praga come a
Bratislava, ad Olomouc come a Liberec, ma alla sinistra filocomunista
europea tutto sommato non importò molto che operai e studenti
contrastassero a mani nude l'invasione voluta da Mosca. Come non
importò, nel febbraio 1948, ed anzi fu difeso, il colpo di stato
comunista che strangolò in Cecoslovacchia la democrazia. Sotto la guida
sanguinaria di Klement Gottwald, il proconsole del Cremlino, in poche
settimane il Paese venne ridotto a un satellite dell'Unione Sovietica.
Centinaia di migliaia di cecoslovacchi fuggirono all'estero, ma vi fu
chi volle rimanere, resistendo come aveva resistito durante
l'occupazione nazista. Una di questi fu la deputata socialista
nazionale Milada Horáková, reduce da cinque anni di carceri e di campi
di concentramento hitleriani.
Milada Horáková fu arrestata, e contro di lei e di un gruppo di
oppositori fu messo in piedi un processo farsa, sullo stile di quelli
moscoviti degli anni Trenta.