La
decima e l’undicesima battaglia dell’Isonzo, le ultime due “spallate” di
Cadorna narrate da due testimoni diretti di quei drammatici episodi, da essi
seguìti in qualità di ufficiali di Stato Maggiore all’interno di due
osservatori privilegiati: il Comando della XXVII Divisione del Generale
Badoglio e quello della Isonzo-Armee di Boroevic´. La professionalità dei loro
ruoli si riverbera in una prosa asciutta, da “relazione ufficiale”: in quella
del Baj-Macario, in particolare, percorsa a tratti da valutazioni personali e
spunti polemici su fatti e protagonisti, ispirati – non è difficile immaginare
– dallo stesso Badoglio, già superiore diretto dell’Autore. L’essenziale
narrazione del von Pitreich è arricchita nel finale da pagine cariche di
pathos, tratte dal diario di un soldato austriaco che descrive gli estremi,
inani sforzi italiani per aver ragione del San Gabriele, il “Monte della
Morte”, l’ultimo baluardo che sbarrava loro il passo sulla soglia di Gorizia. La
sofferta conquista italiana della Bainsizza segnò lo sforzo massimo profuso dai
combattenti e dalla Nazione, ormai stanchi della guerra, ma anche gli
austro-ungarici, ormai consapevoli che non sarebbero più stati in grado di
sostenere da soli una dodicesima spallata, rivolsero un’accorata richiesta di
aiuto all’alleato tedesco. Due opposti stati di prostrazione che, come indica
il titolo della presente opera, recano in sé i germi di Caporetto.
Brossura 14 x 21 cm. pag. 260 con 56 foto b/n, 18 cartine f.t. + 5 cartine a colori allegate