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La democrazia e il pensiero militare
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Giorgio Galli
Partendo da un'ipotesi
sviluppata in un testo del 1962 divenuto un classico della politologia
(I colonnelli della guerra rivoluzionaria), ossia che i successi del
sistema sovietico potessero favorire svolte autoritarie nelle
democrazie rappresentative occidentali anche per il ruolo che vi
avrebbero potuto esercitare le élites militari formatesi nello scontro
di decolonizzazione seguito alla II Guerra mondiale, oggi Giorgio Galli
ne affronta una rilettura in relazione all'influenza di tali gruppi di
potere sulle società occidentali fra gli anni '60 ed '80 del XX secolo
(in particolare con gli episodi francesi del 1968, del Portogallo nel
1974 e della Spagna nel 1981, insieme alla complessa situazione
statunitense), lungo un percorso che, venuta meno la contrapposizione
bipolare USA-URSS, ci porta agli odierni mutati assetti geopolitici
mondiali.
Nel delineare tramite alcune delle sue voci più autorevoli un quadro
del pensiero militare italiano, Galli evidenzia l'approccio moderno
rispetto a problematiche globali (il nesso fra guerriglia e terrorismo,
la "gestione della paura" dopo l'11 settembre, la presenza italiana nei
conflitti più recenti), indicando ad un tempo l'esigenza di un recupero
culturale delle forze armate, "mezzi indispensabili per qualsiasi pace
possibile".