Donne, vecchi e bambini, provenienti
prevalentemente da città come Udine, Treviso e Venezia: dopo la rotta
di Caporetto dell'ottobre 1917, seicentomila civili furono costretti ad
abbandonare improvvisamente il territorio invaso o minacciato da vicino
dall'esercito austro-ungarico, dando vita alla più grande tragedia
collettiva che interessò la popolazione durante la grande guerra. Anche
l'Italia conobbe così, come gli altri paesi coinvolti nel conflitto, il
fenomeno dei profughi di guerra, divisi dal dilemma se fuggire di
fronte al nemico o subirne l'occupazione. Il libro ricostruisce le
dinamiche di questa fuga di massa parallela alla ritirata dell'esercito
e le condizioni di vita, le immagini, le autorappresentazioni degli "esuli in patria".