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Beneduce. Il finanziere di Mussolini
Prezzo:
€20,00
(incluso 4 % I.V.A.)
Mimmo Franzinelli, Marco Magnani
Durante il fascismo lo Stato acquisì un ruolo
attivo nell'economia, che divenne a pieno titolo un sistema di economia
mista, finalizzato primariamente al sostegno dello sviluppo industriale
e alla salvaguardia della stabilità finanziaria. Il modello che allora
prese forma è rimasto sostanzialmente intatto fino agli anni '90.
Artefice e protagonista assoluto di questo sistema è Alberto Beneduce.
Nell'immediato dopoguerra è deputato social-riformista e nel 1921-22
ministro del Lavoro nel penultimo governo dell'Italia liberale. Nel
frattempo presiede il Consorzio di credito per le opere pubbliche. Dopo
la marcia su Roma Beneduce è alla guida dei più importanti istituti
economico-finanziari, dall'Istituto di credito per le opere di pubblica
utilità alla Bastogi, ed è negoziatore internazionale nella battaglia
per "quota 90" su diretto mandato del duce. Nel 1933, al culmine della
grande crisi che scuote l'Europa, Beneduce è chiamato da Mussolini alla
presidenza di un nuovo ente pubblico, l'IRI, che acquisisce il
patrimonio industriale fino ad allora controllato dalle grandi banche
appena liquidate. Fra il 1939 e il 1940 Beneduce, in precarie
condizioni di salute, abbandona gradualmente le sue cariche. Muore poco
prima dell'occupazione di Roma, ma il sistema di economia mista da lui
creato, metà privato e metà pubblico, sopravviverà al fascismo e
fornirà un impulso determinante al decollo economico del secondo
dopoguerra.