Sergio Romano
Considerata a lungo un episodio poco luminoso
del nostro nazionalismo, la guerra italo-turca fu in realtà molto più
complessa, e meno provinciale, di quanto possa sembrare. La vollero non
solo i nazionalisti, ma anche i cattolici, buona parte dei democratici
e persino alcuni socialisti. Per ragioni diverse suscitò consensi nella
borghesia del Nord e fra i contadini del Sud. Giovanni Giolitti, allora
primo ministro, la preparò forse controvoglia perché il Paese gliela
chiedeva. L'Italia che guardava alla "quarta sponda" come alla terra
promessa andò alla conquista della Libia per ansia di riscatto, ma,
attaccando l'impero ottomano, rischiava di riaccendere un braciere
tutt'altro che spento, con focolai prossimi a nuove scintille (crisi
marocchina e guerre balcaniche) e che sarebbe esploso, due anni dopo,
nel primo conflitto mondiale. Completato da un interessante capitolo
dedicato alla Libia di Gheddafi. La quarta sponda è una resoconto
minuzioso di una vicenda importante non soltanto per la nostra storia,
ma anche in prospettiva europea, per la presenza, fin da quegli anni,
di elementi comuni ai conflitti che oggi affliggono i rapporti tra
Occidente e Islam.
Brossura pag. 302
Stampato nel 2007 da Tea
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